lunedì 28 aprile 2014

POLENTA AL VITELLO BRASATO

Oggi vi propongo una ricetta dal gusto deciso e sostanziosa, da consumare come piatto unico: la polenta  al vitello brasato. Da quando il mais fu importato da Colombo dal Nuovo Mondo nel lontano 1492, la polenta rappresenta, soprattutto per le popolazioni del nord Italia, un alimento povero della tradizione consumato molto di frequente. I nostri nonni la mangiavano anche per 3 volte al giorno, addirittura nel latte a colazione, dato il suo basso costo e il sostanziale apporto di proteine ed energie. Sempre la storia ci rimanda ad un curioso aneddoto realmente accaduto: nel 1796 e per un lunghissimo anno, la città di Mantova fu assediata dai francesi. Si racconta che questi ultimi, impietositisi per le cattive condizioni di salute dei poveri mantovani, decisero di inviare loro ogni mese degli asini carichi di farina di mais. Una volta terminato l'assedio, i francesi decisero di far visita alla città di Mantova, e con loro enorme stupore, notarono che i mantovani erano tutt'altro che deperiti e, soprattutto, contenti di vederli. Quando gli fu chiesta una spiegazione, questi svelarono l'arcano: illustrarono ai francesi come veniva utilizzata tanto la farina di mais quanto i poveri asini. Da allora in tutto il mantovano si cucina un piatto, divenuto tipico tradizionale, si dice dal sapore delizioso: lo stracotto d'asino con la polenta. Noi invece la polenta la prepariamo con il vitello brasato. Per 4 persone:

400 g di muscolo di vitello
1 l di salsa
g di farina di mais
di acqua
1 bicchiere di vino rosso
olio, aglio, prezzemolo

Ponete in un tegame il battuto di aglio e prezzemolo con l'olio, lasciate soffriggere per un paio di minuti, quindi aggiungete il vitello a lasciate rosolare per una decina di minuti i pezzetti di muscolo da tutti i lati, in modo da sigillarne i liquidi. A questo punto aggiungete il vino e cuocete a fiamma dolce fino a che non si sarà completamente assorbito, per 20 minuti circa. Trascorso questo tempo, aggiungete la salsa, regolate di sale e lasciate cuocere a fiamma bassa e col coperchio per 30 minuti. Quando il condimento sarà pronto, preparate la polenta, se usate quella istantanea non ci vorranno più di 5 minuti. Servite nei piatti una porzione di polenta accompagnata da un lato dal vitello nel suo sughino.




sabato 19 aprile 2014

PASTIERA NAPOLETANA

La pastiera napoletana è senza dubbio il dolce emblematico delle festività pasquali. Tipico dolce partenopeo, la pastiera napoletana è ormai di largo uso e consumo in tutta la penisola. La fattura di questa particolarissima crostata è in effetti un pochino laboriosa e lunga, tanto nella preparazione quanto nella cottura, ma vi assicuro che il gioco ne vale la candela. Le origini della pastiera napoletana devono essere antichissime, tanto che una leggenda narra di un rito pagano in onore della sirena Partenope. Questa era follemente innamorata di Ulisse, il quale però la respinse. Per il dolore di questo rifiuto, la povera Partenope si uccise, esattamente dove oggi sorge Castel dell'Ovo. Si narra che comunque, ad ogni pasqua, la sirena risorgesse dalle acque, allietando la popolazione con i canti più soavi mai sentiti. Questi, per rendere grazie alla dolcissima Partenope, decisero di omaggiarla con ciò che possedevano di più prezioso: la farina (simbolo di forza e ricchezza), le uova (trasposizione della vita che si rinnova), il grano tenero bollito nel latte (ad indicare i due regni), la ricotta (emblema del lavoro e del frutto dell'uomo), le spezie (che rappresentano i popoli lontani), lo zucchero (ad indicare la dolcezza del canto di Partenope) ed infine l'acqua di fiori d'arancio (che simboleggia il ringraziamento della natura). Felicissima la sirena pose tutti questi doni ai piedi degli Dei, i quali le restituirono la pastiera. Partenope, anzicchè mangiarla, decise di donarla a tutti i napoletani, in segno di riconoscenza di tanta generosità da parte loro. Per 2 pastiere:

per la pasta frolla:
700 g di farina
4 uova
200 g di margarina
220 g di zucchero

per il ripieno:
440 g di grano tenero per pastiera
1 + 1/2 bicchiere di latte
30 g di burro
1 limone
500 g di ricotta
350 g di zucchero
7 uova
150 g di cedro candito
1 boccetta di acqua di fiori d'arancio
1 bustina di vanillina
1 pizzico di cannella

Anzitutto si prepara la pasta frolla impastando tutti gli ingredienti, stendetela nelle due teglie, bordi compresi, e ponetela in frigo. Mettete da parte un pochino di impasto: vi servirà per la decorazione. Nel frattempo mettete a bollire il grano con il latte, il burro e la scorza grattugiata del limone. Rigirando questo composto in continuazione, lasciatelo cuocere fino a che non diventi di una consistenza cremosa. Ciò avverrà 10 minuti dopo il bollore. Quindi toglietelo dal fuoco e lasciatelo raffreddare perfettamente. Per accelerare i tempi vi consiglio di prepararlo il giorno prima e riporlo in frigo sino al suo utilizzo. A questo punto in una ciotola capiente versate la ricotta con lo zucchero e sgranatela per benino, aggiungete i tuorli e impastate. Incorporate l'acqua di fiori d'arancio, la vanillina, la cannella e il cedro. Mescolate il tutto. A parte montate a neve ben soda le chiare e aggiungetele al composto rigirando dal basso verso l'alto. Infine inglobate la crema di grano e lavorate delicatamente il tutto. A questo punto riempite le teglie fino ad 1 centimetro dal bordo, decorate con delle losanghe di pasta frolla ed infornate a 180° per 1 ora. Una volta cotte vanno lasciate raffreddare. Quando avrà raggiunto la temperatura ambiente, sporverizzate a piacere la superficie con dello zucchero vanigliato. Ponete la pastiera napoletana in frigo fino al momento di servirla.





venerdì 11 aprile 2014

UOVA ALLE CIPOLLE AGRODOLCI

Le uova alle cipolle agrodolci sono una ricetta davvero molto versatile, in quanto può essere utilizzata come antipasto, secondo e contorno. L'uovo è il re della tavola, sopratutto ora, per il periodo pasquale. L'uovo è per sua natura un alimento polivalente, dai mille impieghi nell'arte culinaria, ma sapete da cosa deriva il modo di dire "l'uovo di Colombo"? In realtà questa è una locuzione che sta ad indicare una soluzione inaspettatamente semplice ad un problema apparentemente irrisolvibile. Pare che la storia dell'aneddoto abbia dei fondamenti di verità, in quanto si narra che Colombo, tornato dal suo viaggio verso il Nuovo Mondo, fu invitato dal cardinale Mendoza ad una cena in suo onore. Durante il banchetto, un gruppo di commensali spagnoli derisero la sua impresa, sminuendola, asserendo che chiunque l'avrebbe potuta portare a termine avendo a disposizione i suoi mezzi. Colombo prontamente invitò allora i criticoni a mettere in pratica un compito altrettanto semplice: far state dritto sul tavolo un uovo. Dopo numerosi tentativi, nessuno dei commensali vi riuscì e pregarono Colombo di svelare loro come fare. Detto fatto: il navigatore picchiettò sul tavolo l'uovo in modo da ammaccarlo leggermente, creando così una base d'appoggio stabile. Allora nuovamente i presenti lo criticarono dicendogli che sarebbero stati capaci anche loro di fare una cosa del genere. A questo punto Colombo tuonò: "la differenza, signori miei, è che voi avreste potuto farlo, io invece l'ho fatto!". E bravo Cristoforo! Per 4 persone:

5 uova
300 g di cipolle
70 g di burro
1 cucchiaio di farina
1/2 bicchiere di aceto bianco
2 cucchiai di zucchero
2 chiodi di garofano
1 pezzo di cannella
1 manciata di olive nere
prezzemolo, sale, pepe nero

Preparate 4 uova sode, sgusciatele, tagliatele a metà nel senso della lunghezza e tenetele da parte. Tagliate le cipolle a metà e poi a listarelle larghe circa 1 cm, ponetele in un tegame con il burro, salate e pepate e lasciatele imbiondire, mescolando di tanto in tanto. Quindi spolverizzate con la farina sempre mescolando. Dopo un minuto, bagnate con l'aceto, abbassate la fiamma, coprite il tegame e lasciate cuocere per 25 minuti. Trascorso questo tempo, unite lo zucchero, i chiodi di garofano, la cannella e il tuorlo dell'uovo avanzato sbattuto con un cucchiaio d'acqua. Amalgamate tutti gli ingredienti senza far bollire la salsa, togliete dal fuoco. Adagiate le uova su un piatto da portata e sistematevi intorno la crema di cipolle. Prima di servire in tavola le uova alle cipolle agrodolci, guarnite con le olive e il prezzemolo tritato.


lunedì 7 aprile 2014

MERLUZZO ALLE MELE

La ricetta di oggi è dedicata a tutti gli amanti dei gusti agrodolci, una miscellanea di sapori di mare e frutta, il merluzzo alle mele. Questo apprezzabile frutto ricorre spesso nei racconti storici e in numerose leggende. Nella mitologia greca, per esempio, è molto bella la storia di Atlanta e Ippomene. Lei era figlia del re dell'Arcadia, Iaso, il quale aveva sempre desiderato un figlio maschio per cui, alla sua nascita, decise bene di abbandonarla su un monte. Li fu ritrovata da un'orsa che l'accudì e la nutrì amorevolmente, fino a quando un gruppo di pastori la prelevarono e la portarono con se, facendola crescere serenamente. Atlanta mostrò fin dalla più tenera età una particolare propensione verso le attività motorie e presto si consacrò alla dea Diana. Presto in tutta l'Arcadia si sparse la voce che fu ritrovata una bellissima ragazza molto abile nei giochi sportivi, che a quel tempo erano molto praticati, brava soprattutto nella corsa. Re Iaso, vedendo un'opportunità in un matrimonio che potesse rendere più potente la sua casata, decise di riprendere con se Atlanta, imponendole però di sposarsi. Lei non volle, ma scese ad un patto col padre: si sarebbe unita all'uomo capace di batterla nella corsa, nella quale non aveva assolutamente rivali. Si presentò allora un bellissimo giovane, Ippomene, anch'esso molto bravo nella corsa, ma senza nessuna speranza di batterla. Innamoratissimo di Atlanta, egli si rivolse a Venere, chiedendo il suo aiuto. La dea dell'amore gli donò 3 mele d'oro, frutti dell'albero che cresceva nel giardino delle Esperidi, leggendarie figlie della notte. Arrivò il giorno dei giochi, la corsa iniziò e non appena Ippomene fu raggiunto da Atlanta, lasciò cadere la prima mela. La fanciulla, affascinata dal suo luccichio, si chinò per raccoglierla, permettendo ad Ippomene di distaccarla. Ma la ragazza lo raggiunse nuovamente, quindi Ippomene attuò lo stesso stratagemma per 2 volte, lasciando cadere le altre 2 mele, cosicché vinse la gara. Atlanta, tutt'altro che scontenta per l'esito della corsa, sposo il suo Ippomene. Per 4 persone:

800 g di merluzzo
1 cipolla grossa
2 mele
1 limone
1 cucchiaio di zucchero
1 cucchiaio di farina
2 cucchiaini di curry
1 bicchiere di vino bianco
sale, olio, pepe nero

Irrorate il pesce con il succo del limone e lasciatelo riposare per 15 minuti. In una padella fate imbiondire la cipolla tritata con poco olio. Sbucciate le mele e privatele del torsolo, quindi tagliatele a fette nel senso orizzontale, aggiungetele alle cipolle e lasciatele rosolare da tutti i lati. Cospargetele con una buona presa di sale, un pizzico di pepe, lo zucchero ed il curry. Salate leggermente il merluzzo, adagiatelo sopra le mele e spolverizzatelo con la farina. Bagnatelo con il vino e infornate a 220° per 20 minuti. Servite il merluzzo alle mele ben caldo nello stesso recipiente di cottura.

venerdì 4 aprile 2014

TORTA ALLA FRUTTA FRESCA

Oggi vi propongo un leggero e freschissimo dolce per tutte le stagioni: la torta alla frutta fresca. Ogni volta che preparo questa torta riscuote sempre un successone, perché se ne può sempre mangiare una fettina in più senza appesantire e, a seconda della frutta fresca che utilizzate, è bella da vedere perché è molto colorata. Particolarmente indicata quindi per i vostri bambini, per ricorrenze o semplici merende. Io per esempio, questa volta, ho usato solo 3 frutti, l'ananas, il mirtillo e il kiwi, ma guardate che colpo d'occhio! Quindi carissimi amici, spazio alla fantasia! Vi piace il mirtillo? A me tantissimo, il più dolce fra tutti i frutti di bosco, dalle innumerevoli proprietà. Prima di tutto bisogna ricordare che è uno fra i frutti, anzi, pare proprio fra tutti gli alimenti, quello che possieda le maggiori quantità di elementi antiossidanti. Quindi il mirtillo ha un'elevata capacità di combattere i radicali liberi, e ciò grazie ai cosiddetti antociani (che appartengono alla famiglia dei flavonoidi) che sono dei pigmenti naturali che gli conferiscono il suo particolare colore viola-blu. Ricchissimo di vitamina C, il mirtillo è particolarmente consigliato in casi di infezioni alle vie urinarie, in particolare per la cura della cistite. Tonifica i vasi sanguigni, contrastando i più semplici e ricorrenti problemi di circolazione come le emorroidi e la fragilità capillare delle gambe. La sua azione è proprio quella di rendere elastici e resistenti tanto le pareti dei vasi sanguigni, quanto i capillari stessi. Per 8-10 persone:

per il pan di spagna:
3 uova
125 g di zucchero
125 g di farina
1 bustina di lievito

per la crema:
3 uova
3 cucchiai rasi di farina 
3 cucchiai colmi di zucchero
1/2 l di latte
1 limone

frutta fresca a piacere
1 confezione di gelatina per dolci

Anzitutto preparate il pan di spagna, seguendo questa ricetta, ma con le dosi che vi ho indicato ora. Preparate la crema pasticciera in questo modo, e lasciatela raffreddare, girandola spesso per non far formare la pellicola superiore. Mettete il pan di spagna sul piatto da portata e bagnatelo a piacere con del succo di frutta, o con del latte o con l'acqua zuccherata di conservazione della frutta sciroppata se avete deciso di utilizzare quella. Adagiatevi la crema livellandola al meglio. Disponetevi sopra la frutta fresca. Preparate la gelatina per dolci seguendo le istruzioni sulla scatola, è facilissima da reperire in tutti i supermercati ed ha la funzione di non far appassire o ingiallire la frutta sulla torta. Lasciate riposare in frigo almeno un paio d'ore la torta alla frutta fresca prima di servirla. Ma, come sempre, vi consiglio di prepararla il giorno prima di gustarla.