lunedì 17 novembre 2014

ZUPPA DI FAGIOLI AL POMODORO

Con questo tempo ugioso l'ideale per scaldarsi un pochino è questa calda zuppa di fagioli al pomodoro. Non stiamo qui a parlare ancora una volta delle innumerevoli e indiscusse proprietà di quest'ottimo legume. Voglio invece raccontarvi di qualche significato simbolico che assumono i fagioli nella storia e in culture diverse, acquistando così accezioni particolari. Per esempio, già nell'antica Roma le donne usavano ornarsi i polsi con braccialetti con un pendente a forma di fagiolo, in quanto credevano che questo fosse un modo per ottenere ricchezza e potere. Nella tradizione popolare, giungendo fino ai giorni nostri, ai fagioli viene attribuito il potere di allontanare la forza del male che è stata scagliata contro una persona, il classico "malocchio". E questa superstizione si ritrova tale e quale nella cultura giapponese. Infine i fagioli vengono visti come simbolo dell'immortalità. Questa idea nasce dal fatto che i fagioli secchi, per essere cotti e consumati, vanno tenuti ammollo nell'acqua, vanno rigenerati, devono dunque riprendere vigore e vita. Per 6 persone:

1 k di fagioli
3 cipolle
1 k di pomodori
3 spicchi d'aglio
4 cucchiai d'olio
1 rametto di timo
2 foglie di alloro
1 mazzetto di prezzemolo
sale, pepe nero

Immergete i pomodori in acqua bollente per qualche minuto, poi pelateli e tagliateli a cubetti. Tritate aglio e cipolla e fateli rosolare dolcemente con l'olio. Quando li vedete ben appassiti, unite i pomodori, il timo e l'alloro. Salate, pepate e fate asciugare i pomodori a fuoco moderato fino ad ottenere un sugo piuttosto denso. Aggiungete i fagioli che avevate cotto in precedenza, coprite con mezzo litro d'acqua e fate cuocere a fiamma bassissima per 30 minuti. La zuppa di fagioli deve risultare molto spessa. Prima di servirla in tavola guarnite con il prezzemolo tritato.


venerdì 14 novembre 2014

IMPEPEATA DI COZZE

L'impepata di cozze è una pietanza tipica dei ristoranti, ma è facilissima e veloce da realizzare anche a casa. Pochissimi ingredienti danno a questo antipasto tutta la ricchezza e la pienezza del sapore di mare a tutto tondo. L'unica seccatura, lo confesso, è la pulitura delle cozze, operazione un po' lunga e noiosa, ma dopo potrete procedere più velocemente e di sicuro sarete ripagati dello sforzo quando gusterete a tacola la vostra impepata di cozze. Questo delizioso mollusco è per fortuna reperibile tutto l'anno, ma i mesi migliori per consumare le cozze sono maggio, giugno, luglio e agosto. Sono molto delicate e di conseguenza facilmente deperibili, è dunque vivamente consigliato consumarle al massimo il giorno dopo l'acquisto. E' buona norma conservare le cozze, in questo caso, in frigo nella parte meno fredda avvolte ancora nella loro retina, che le tiene ben strette inpedendone l'apertura. In questo modo le cozze riescono a mantenere al loro interno il liquido che permette loro di sopravvivere. Ma come si procede alla pulizia delle cozze? Per facilitarvi la vita vi consiglio di procurarvi una retina metallica e un coltello affilato a lama liscia. La prima operazione da effettuare è scartare tutte le cozze già aperte perché, come dicevo prima, sono già morte.
In seconda battuta bisogna eliminare il bisso, che è quel filamento che esce lateralmente dalla cozza. Ma attenzine, non va tagliato, altrimenti ne mangerete la metà, e non credo che sia così buono! Quindi afferrate la cozza come nell'immagine, stringete il bisso fra due dita e lasciatelo scivolare fino all'estremità inferiore della cozza, laddove di staccherà da solo. Sembra difficile, ma è più facile a farsi che a dirsi. A questo punto eliminate con il coltello le eventuali incrostazioni che di soliro sono bianche e di forma allungata o circolare. Quindi strofinate energicamente la cozza con la retina metallica e passatela sotto l'acqua corrente. Il gioco è fatto, siamo pronti per cucinare la nostra impepata di cozze. Per 2 persone:

500 g di cozze
1 spicchio d'aglio
1 peperoncino
1 ciuffo abbondante di prezzemolo
1/2 bicchiere di vino bianco
pepe nero abbondante
2 cucchiai d'olio

Una volta pulite le cozze mettetele in un tegame, copritelo e con la fiamma al massimo rigirate spesso le cozze, fino a quando non si saranno aperte tutte. A questo punto trasferitele in una ciotola con un mestolo forato.
Questa operazione vi permetterà di recuperare il liquido che le cozze hanno al loro interno e che avranno rilasciato aprendosi. Prendete un bicchiere e adagiate su di esso un tovagliolino di carta. Questo vi servirà per filtrare il liquido delle cozze, che terrete da parte.
Nel frattempo tritate il prezzemolo, l'aglio e, se lo gradite, un peperoncino. Mettete il battuto in tegame con l'olio e lasciate soffriggere per circa 5 minuti. Ora potete aggiungere il vino bianco e il liquido delle cozze. Rigirate velocemente e incorporate le cozze. Spolverate abbondantemente di pepe nero e rimestate in continuazione col fuoco al massimo, in modo tale che le cozze s'impregnino bene di tutti i sapori. Eseguite quest'operazione per circa 3 minuti quindi toglietele dal fuuoco e mettetele su un piatto da portata. Prima di servire in tavola l'impepata di cozze, cospargetela con altro prezzemolo tritato. Potete accompagnarla anche con dei crostoni di pane grigliati.







lunedì 10 novembre 2014

FRITTELLE DI MELA

Le frittelle di mela sono una vera golosità, ottime per le merende dei vostri bambini ma anche come spezzafame per i più golosi. Velocissima da preparare, questa ricetta non ha bisogno di lievitazione. Ma a proposito di mele, come sapete sono innamorata della mitologia e oggi voglio raccontarvi della leggenda di Aconzio e Cidippe. Premettiamo che nell'antica grecia, l'atto di lanciare verso un'altra persona una mela rappresentava una vera e propria dichiarazione d'amore. In particolare la mela rossa era proprio il simbolo dell'amore. Detto ciò, ritorniamo ai nostri giovani amanti. La leggenda narra di Aconzio, un bellissimo ragazzo di Ceo, recatosi a Delo in occasione delle festività dedicate ad Apollo. Li Aconzio notò fra la folla Cidippe, bella come il sole, ma apparentemente irraggiungibile. Aconzio si struggeva d'amore, e non sapendo come fare, chiese l'aiuto di Eros, Dio dell'amore. Questi gli suggerì un furbissimo strataggemma che Aconzio attuò. Non appena Cidippe si recò nel tempio di Artemide il giovane la seguì, prese da terra una mela e ci incise sopra: "giuro sul tempio di Artemide di sposarmi con Aconzio". Poi la lanciò verso l'inconsapevole Cidippe, la quale la raccolse e lesse ad alta voce cosa c'era scritto sopra. Immediatamente la poverina si accorse di aver prestato un solenne giuramento nel tempio della Dea. Non passò molto tempo che il padre di Cidippe le scelse uno sposo. Non appena fu organizzata la cerimonia di festeggiamento per il fidanzamento, Cidippe cadde gravemente malata e il suo malore svanì non appena non si proferì più parola sul matrimonio. Così accadde per tre volte, tanto che suo padre chiese l'aiuto dell'oracolo di Deli. E fu così che venne a conoscenza della trappola tesa alla giovane da Aconzio. Ciononostante, il padre di Cidippe prese informazioni sulla famiglia del ragazzo e non ebbe nulla in contrario alla loro unione. Aconzio e Cidippe s'incontrarono e anche la ragazza s'innamorò perdutamente di lui, così si sposarono e vissero una serena vita insieme. Per  4 persone:

1 k di mele
2 uova
2 cucchiai di farina
1 cucchiaino di cannella
latte
1/2 bicchiere d'olio
zucchero a velo vanigliato

Sbucciate le mele, privatele del torsolo e tagliatele a fette dello spessore di circa mezzo centimetro. Preparate la pastella mescolando le uova, la farina e la cannella. Diluite gradualmente il latte mescolando con un frullino in modo da non formare grumi. Aggiungetene a sufficienza in modo da ottenere un impasto moderatamente fluido e morbido. Mettete sul fuoco una padella con l'olio, e quando avrà raggiunto la temperatura adagiatevi le fette di mela precedente inzuppate, una alla volta, nella pastella. Dorate le frittelle di mela da entrambi i lati a fuoco allegro. Scolate le frittelle e lasciatele asciugare dell'olio in eccesso su un foglio di carta assorbente. Disponetele su un piatto da portata e spolverizzatele con lo zucchero a velo. Le frittelle di mela sono ottime sia calde che fredde.


venerdì 7 novembre 2014

ZUCCA GORGONZOLA E NOCI

La stagione della zucca, che fantastico alimento! Allora prepariamo insieme questo contorno, facile, colorato e gustoso. Come ben sappiamo la zucca è anche il simbolo di halloween, intagliata in modo da raffigurare un'espressione grottesca, illuminata da una candela al suo interno. E anche se halloween è passato da qualche giorno, oggi vi voglio raccontare la storia di Jack O'Lantern. Jack Stingy era un fabbro irlandese con un brutto caratteraccio, dedito all'alcol e alle scommesse. Una notte, per l'appunto un 31 di ottobre, all'uscita da un pub Jack incontrò ubriaco fradicio il demonio, che era andato a fargli visita per reclamare la sua anima. Jack gli chiese di poter bere un'ultima birra, ma gli disse pure di essere al verde. Allora propose al demonio di potersi trasformare in una monetina da 6 pence che raffigurava su un lato una croce. Lo stupido diavolo accettò e li rimase imprigionato. Per riscattare la sua libertà accettò il patto con Jack di rinviare di un anno la sua morte. Così fu: il 31 ottobre dell'anno successivo il diavolo gli riapparve, alché Jack lo sfidò a salire su un albero e a vedere se fosse stato capace di riscendere. Stupito dalla facilità dell'impresa e convinto di riuscirci sicuramente, il diavolo accettò e si arrampicò su un albero li di fianco. Immediatamente Jack incise sulla sua corteccia una croce e il diavolo rimase nuovamente intrappolato. Per essere liberato fu costretto a promettergli di non importunarlo mai più. Anni dopo Jack morì e quando si presentò alle porte del paradiso nessuno lo fece entrare a causa della sua vita condotta nella totale sregolatezza. Allora si recò all'inferno, ma all'uscio Jack trovò ad attenderlo proprio il diavolo che tanto fu preso in giro da lui. Per questa ragione di sicuro non lo lasciò entrare ma gli donò ugualmente una candela per illuminare il suo cammino nel tenebroso limbo dov'era destinato a trascorrere l'eternità. Jack a questo punto s'adoprò affinché la candela durasse il più a lungo possibile. Allora scavò una zucca, vi incise il suo volto di disappunto e vi collocò la candela, a mo' di lanterna. E da allora che fu soprannominato Jack O'Lantern, e durante la notte di halloween è possibile vederlo vagare nell'oscurità. Per 3 persone:

1 k di zucca
100 g di gorgonzola
50 g di gherigli di noci
2 rametti di timo
3 cucchiai di olio
sale, pepe nero

Private la zucca della buccia esterna, dei semi e tagliatela a cubetti, mettetela in forno a 220° per 35 minuti. Se potete vi consiglio però di usare un forno a microonde in modo da ridurre notevolmente i tempi e l'energia. In questo caso ponete i dadini di zucca con un dito d'acqua in una pirofila e coprite, cuocete a potenza massima per 7 minuti rigirando a metà cottura. Lasciate riposare nel microonde a fine programma per 3 minuti. Scolate la zucca e adagiatela su una teglia, regolate di sale, spolverate col timo e il pepe nero e irrorate con l'olio. Disponete qua e la dei fiocchi di gorgonzola e le noci tagliate a pezzettini. Infornate la zucca gorgonzola e noci a 180° per 15 minuti. Servite ben calda.







lunedì 3 novembre 2014

PEPERONI RIPIENI

Questa versione dei peperoni ripieni è molto gustosa, grazie all'indovinato connubio della mortadella con la salsiccia, unita alla dolcezza dei peperoni. Ed è proprio della mortadella che voglio parlarvi oggi, questo salume tutto italiano tipico del bolognese. Le sue origini sono antichissime, e oggigiorno la mortadella di Bologna vanta il marchio IGP, anche se nel lontano 1661 fu addirittura pubblicato un bando cardinalizio, allo scopo di tutelare i produttori locali di mortadella, secondo il quale l'insaccato veniva prodotto nella città di Bologna "ab antiquo", cioè fin dai tempi più antichi. Tutto ciò anche perché, i produttori stessi di mortadella misero in giro la voce che il prodotto era costituito per lo più da carne di piccoli asinelli, proprio allo scopo di preservare la segretezza della ricetta. Questa diceria è arrivata sino ai giorni nostri ed è legata ad un'antica storiella. Si dice infatti che nel 1706, un missionario domenicano francese, tale Jean-Baptiste Labat, di ritorno in patria dai territori francesi dei Caraibi, passò per Bologna. Assaggiata la mortadella, rimase stupito dalla sua bontà e iniziò a chiedere in ogni osteria come facessero a produrre quel fantastico salume. I produttori bolognesi, gelosissimi della ricetta originale, gli rispondevano nei modi più fantasiosi e svariati: chi asseriva di usare carne di manzo, chi di cacciagione, chi di cinghiale. Ma la risposta più impressionante, probabilmente, fu quella che diede un oste quando affermò che per fare la sua ottima mortadella, lui macellava degli asinelli appena nati! Così tanto cruenta quanto favolistica, questa voce è giunta fresca fresca fino ai nostri giorni. Ma in realtà come si produce la mortadella di Bologna IGP? Orbene, ne siamo sicuri! Per la felicità dei poveri cuccioli di equini (un po meno per i suini!) sappiamo che la mortadella si fa esclusivamente con carni di maiale selezionate e accuratamente macinate. Al salume viene data la tipica forma ovale, nella quale vengono inseriti il 15% di pezzettini di grasso, i cosiddetti "larderelli", provenienti dalla gola del maiale. Viene cotta in stufe ad aria secca, dopodicché viene lavata con acqua fredda. L'ultimo passaggio viene effettuato in celle frigorifere che permettono alla mortadella di stabilizzare, anche al suo interno, la temperatura ideale. Per 4 persone:

8 peperoni
150 g di mortadella
150 g di salsiccia
2 uova
2 cucchiai di pangrattato
200 g di emmental
olio, sale, pepe nero

Pulite i peperoni eliminando i semi, i filamenti bianchi interni e lavandoli, quindi preparate il ripieno. Tritate insieme la mortadella e la salsiccia, dopo aver spellato quest'ultima e ponetele in una terrina. Incorporatevi le uova e il pangrattato, salate e pepate. Mescolate con cura. Con questo impasto riempite tutti i peperoni, tagliate l'emmental a cubetti e disponeteli qua e la sulla superficie dei peperoni. Sistemateli in una teglia da forno e lasciateli cuocere a 200° per 45 minuti. potete servire i peperoni ripieni sia caldi che freddi.